domenica 19 aprile 2015

LA STRADA DEL CORAGGIO. GINO BARTALI, EROE SILENZIOSO



In questi giorni ho iniziato a leggere questo libro che svela con testimonianze inedite il grande Gino Bartali
staffetta partigiana.

La sua storia dall’adolescenza fino all’età adulta è descritta in modo dettagliato, vorrei citare alcune parti del libro che trovo interessanti per far capire la sua grande determinazione e la sua forza di volontà.

Uomo di un’altra epoca che viveva in una famiglia molto modesta, ma nonostante questo, dotato di una grande generosità che non ha mai ostentato.

Ultimamente nel pensare comune l’essere generoso è interpretato come una fragilità, una regola di comportamento dei perdenti e dei deboli, al contrario, credo, che la generosità è un atto d’amore prima verso gli altri e poi verso se stessi, facciamo un esempio:

Il semplice gesto di aiutare uno sconosciuto che vediamo in difficoltà, oppure un amico che ti chiede una parola di conforto devono essere gesti spontanei, venire dal cuore e non forzature per sembrare persone migliori di quelle che in realtà non siamo.

Conosco davvero persone generose, danno senza chiederci nulla lo fanno semplicemente perché’ sono persone nobili d’animo.

Inizio con questa prima parte descritta nel libro :

“Cominciò ad alzarsi alle quattro e mezza del mattino per potersi allenare prima di iniziare il turno di lavoro al mattino. Le mediocri entrate come meccanico di biciclette coprivano  a malapena le nuove spese per gli allenamenti e le corse. In molte gare, per esempio, i pedali della bicicletta gli laceravano le suole delle scarpe, e ben presto le cinque lire ( meta’ della paga giornaliera) che servivano per sostituire furono poche.  
I suoi sforzi verso l’indipendenza economica non finirono qui.

Una volta un altro corridore gli fece una proposta ;
Gino, se arriviamo insieme al traguardo mi lasci passare per primo? Sai, ci ho la fidanzata che mi aspetta e. io ti cedo il primo premio , ti garba? In questo modo anche se il gesto non era molto regolare si sarebbe ritrovato con il premio del primo e del secondo posto per racimolare qualche soldo in più.
Quando però questo gioco fu scoperto dalla società e spiego perché’ lo faceva, gli offrirono, uno stipendio e questo gli consentì d’indirizzate le proprie energie su altri obiettivi.

Proseguo con la seconda parte :

Spesso i miei compagni di classe mi prendevano in giro ero gracile, non avevo il fisico adatto alla mia età pregavo il signore perché’ mi facesse crescere forte.
A quel punto, incomincio ad allenarsi tutti i giorni eseguendo una serie di esercizi adatti a un ciclista prelavati da qualche foglio di un professore dove erano indicati alcuni esercizi per le braccia, collo, gambe e ai muscoli del corpo, bene nel giro di un anno, la sua circonferenza toracica era aumentata di otto centimetri, questo era Bartali!
La sua capacità di resistere alla fatica era data da un allenamento rigido e unico nel suo genere, fatti durante le arrampicate si sforzava di rallentare la respirazione.
Imparò da solo a consumare meno acqua, temprando la capacità di sopportare la sete che viene dopo centinaia di chilometri, pedalati con solo poche gocce in corpo.
Come un inventore che perfeziona un nuovo progetto, registrava meticolosamente su dei quaderni tutte le osservazioni e gli procurò il soprannome di .La sua attenzione si concentrava sulla prima qualità di un ciclista, la capacità di soffrire.

 Estratto da La strada del coraggio. Gino Bartali, eroe silenzioso Aili McConnon (Autore), Andres McConnon (Autore), M. Bertoli 

Durante il biennio fratricida del Novecento italiano, tra il 1943 e il 1944, Gino Bartali percorre decine di volte il tragitto Firenze-Assisi in sella a una bicicletta che nasconde nel telaio fotografie e documenti di identità contraffatti. Per gli ebrei rintanati nei conventi dell’Umbria e della Toscana, quel carico rappresenta l’unica possibilità di salvezza dalla persecuzione nazi-fascista.
 Ed è proprio a loro che è destinato, grazie all’attivismo di una rete di soccorso clandestina orchestrata dal cardinale Elia Dalla Costa, amico e guida spirituale di Bartali, allo scopo di favorire l’espatrio degli antifascisti.

Negli stessi mesi Gino, al pari dei suoi colleghi costretto all’inattività dalla guerra, dopo aver vinto il Tour de France a soli ventiquattro anni, ha sempre voluto proteggere questa parentesi della sua vita.


Ma allora la generosità e davvero contagiosa?  io ci credo fortemente e voi ?







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