In
questi giorni ho iniziato a leggere questo libro che svela con
testimonianze inedite il grande Gino Bartali
staffetta partigiana.
La sua
storia dall’adolescenza fino all’età adulta è descritta in modo dettagliato,
vorrei citare alcune parti del libro che trovo interessanti per far capire la sua
grande determinazione e la sua forza di volontà.
Uomo di
un’altra epoca che viveva in una famiglia molto modesta, ma nonostante questo, dotato
di una grande generosità che non ha mai ostentato.
Ultimamente
nel pensare comune l’essere generoso è interpretato come una fragilità, una regola
di comportamento dei perdenti e dei deboli, al contrario, credo, che la generosità
è un atto d’amore prima verso gli altri e poi verso se stessi, facciamo un
esempio:
Il
semplice gesto di aiutare uno sconosciuto che vediamo in difficoltà, oppure un
amico che ti chiede una parola di conforto devono essere gesti spontanei, venire
dal cuore e non forzature per sembrare persone migliori di quelle che in realtà
non siamo.
Conosco davvero persone generose, danno senza chiederci nulla lo fanno
semplicemente perché’ sono persone nobili d’animo.
Inizio con questa prima parte descritta nel libro :
“Cominciò
ad alzarsi alle quattro e mezza del mattino per potersi allenare prima di
iniziare il turno di lavoro al mattino. Le mediocri entrate come meccanico di
biciclette coprivano a malapena le nuove
spese per gli allenamenti e le corse. In molte gare, per esempio, i pedali
della bicicletta gli laceravano le suole delle scarpe, e ben presto le cinque
lire ( meta’ della paga giornaliera) che servivano per sostituire furono poche.
I suoi
sforzi verso l’indipendenza economica non finirono qui.
Una
volta un altro corridore gli fece una proposta ;
Gino, se
arriviamo insieme al traguardo mi lasci passare per primo? Sai, ci ho la fidanzata
che mi aspetta e. io ti cedo il primo premio , ti garba? In questo modo anche
se il gesto non era molto regolare si sarebbe ritrovato con il premio del primo
e del secondo posto per racimolare qualche soldo in più.
Quando però
questo gioco fu scoperto dalla società e spiego perché’ lo faceva, gli offrirono,
uno stipendio e questo gli consentì d’indirizzate le proprie energie su altri obiettivi.
Proseguo con la seconda parte :
Spesso i
miei compagni di classe mi prendevano in giro ero gracile, non avevo il fisico
adatto alla mia età pregavo il signore perché’ mi facesse crescere forte.
A quel
punto, incomincio ad allenarsi tutti i giorni eseguendo una serie di esercizi adatti
a un ciclista prelavati da qualche foglio di un professore dove erano indicati
alcuni esercizi per le braccia, collo, gambe e ai muscoli del corpo, bene nel
giro di un anno, la sua circonferenza toracica era aumentata di otto
centimetri, questo era Bartali!
La sua capacità
di resistere alla fatica era data da un allenamento rigido e unico nel suo genere,
fatti durante le arrampicate si sforzava di rallentare la respirazione.
Imparò
da solo a consumare meno acqua, temprando la capacità di sopportare la sete che
viene dopo centinaia di chilometri, pedalati con solo poche gocce in corpo.
Come un
inventore che perfeziona un nuovo progetto, registrava meticolosamente su dei
quaderni tutte le osservazioni e gli procurò il soprannome di .La sua attenzione si concentrava sulla prima qualità di un ciclista, la capacità
di soffrire.
Durante
il biennio fratricida del Novecento italiano, tra il 1943 e il 1944, Gino
Bartali percorre decine di volte il tragitto Firenze-Assisi in sella a una
bicicletta che nasconde nel telaio fotografie e documenti di identità
contraffatti. Per gli ebrei rintanati nei conventi dell’Umbria e della Toscana,
quel carico rappresenta l’unica possibilità di salvezza dalla persecuzione
nazi-fascista.
Ed è proprio a loro che è destinato, grazie
all’attivismo di una rete di soccorso clandestina orchestrata dal cardinale
Elia Dalla Costa, amico e guida spirituale di Bartali, allo scopo di favorire
l’espatrio degli antifascisti.
Negli
stessi mesi Gino, al pari dei suoi colleghi costretto all’inattività dalla
guerra, dopo aver vinto il Tour de France a soli ventiquattro anni, ha sempre
voluto proteggere questa parentesi della sua vita.
Ma allora la generosità
e davvero contagiosa? io ci credo
fortemente e voi ?
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